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Una Le Mans particolare

Sapevamo che questa edizione della 24 Ore di Le Mans sarebbe stata particolare. La realtà degli eventi nella sua totalità però è stata tangibile solo per i pochi addetti ai lavori che hanno operato, insieme a team, piloti e ovviamente all’ACO, nella cosiddetta “settimana santa”. Mi è sembrato interessante quindi darvi il mio punto di vista.

Diciamo innanzi tutto che le limitazioni a causa COVID, a prescindere dallo spostamento della data, sono state tante. In primis la separazione totale, all’interno del circuito, tra media e paddock, separazione che ha costretto i pochi media accreditati a svolgere il proprio mestiere di informare in modo diverso.

Parliamo di percorsi allungati per aggirare la famigerata zona rossa, presidiata come non mai dagli addetti del circuito, ma anche di interviste via Zoom oppure da prenotare con largo anticipo nei salottini abitualmente dedicati alle ospitalità. Questo modo di lavorare non ha incontrato granchè il favore dei giornalisti, che hanno ovviamente preferito il contatto diretto con il pilota o il team “di fiducia”.

Grandi difficoltà anche ai box dove, sempre per la regola della separazione, gli accessi sono stati limitati a coloro che erano stati nominati dal team, ma anche nella infinita pitlane, abitualmente presidiata da ogni tipo di fotografo, questa volta invece semi-deserta, specie durante la notte, resa ancor più lunga dall’orario settembrino.

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Chi vi scrive ha avuto l’immensa fortuna di poter partecipare dal vivo a tutto questo. Una volta tanto è mancato l’accesso completo alla pitlane, ma è stato comunque un grande onore prendervi parte. L’atmosfera in pista con le enormi tribune vuote poteva dare il la a qualche lacrimuccia, che però, in totale onestà, veniva compensata dalla migliore accessibilità alla pista, oltre che da una maggiore disponibilità degli addetti ai lavori.

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Capiamoci bene, per dominare un evento che normalmente richiama annualmente dalle 150.000 alle 250.000 persone da tutto il mondo occorre forzatamente una sorta di pugno di ferro, che però spesso e volentieri in questa edizione a porte chiuse ha lasciato spazio a quell’abituale venirsi incontro che il più delle volte si riscontra in circuito tra marshals, sicurezza e media, pur sempre nel rispetto delle regole.

Chi si attendeva inoltre un afflusso in massa di tifoseria a prescindere è stato invece smentito dai fatti. Certo abbiamo visto come sempre qualche “portoghese”, ma la cittadinanza ha risposto ordinatamente all’invito di guardare per una volta la corsa da casa.

Anche la ormai datata sala stampa, abitualmente stipata fino all’ultimo centimetro, dava l’idea di un ambiente più a misura d’uomo, dove è stato persino possibile schiacciare un meritato riposino notturno senza essere svegliato ogni minuto da questo o quel collega.

Sono mancate inoltre ricordiamo, oltre alle verifiche pubbliche in Place de la Republique, il cosiddetto Pesage, le sessioni autografi e la parata dei piloti del venerdì, anche la classica conferenza stampa dell’ACO del venerdì, sostituita da una videoconferenza di cui vi abbiamo già narrato il succo.

image1Le misure anti-COVID messe in piedi dall’organizzazione infine sono risultate efficaci, almeno per quanto riguarda i media; meno, a quanto pare, relativamente ai team. E’ notizia di oggi infatti che tre membri del Team Manthey, incaricato della gestione in pista delle due Porsche ufficiali in GTE-Pro, siano risultati positivi al tampone effettuato dopo la gara domenica sera.

Ciò impedirà ai piloti di Stoccarda di partecipare alle gare del prossimo weekend, vale a dire la 24 Ore del Nurburgring e la gara IMSA di Mid-Ohio, da dove sono state ritirate le due 911 RSR-19 iscritte in GTLM.

Qualche appunto sicuramente va alla schedule, che avrebbe potuto essere meno densa (giovedì le attività sono iniziate alle 9.30 e sono terminate a mezzanotte, Road to Le Mans compresa), così come si fa fatica a trovare un senso alla necessità di partire a tutti i costi con la nuova Hyperpole, vale a dire il nuovo modello di qualifica, che a mio avviso poteva essere tranquillamente rimandata al prossimo anno.

Insomma, un’edizione particolare, che crediamo e speriamo non si dovrà più ripetere in questa maniera, ma che per un motivo o per l’altro è stata gestita dall’ACO in modo migliore rispetto agli altri anni.

Adesso il pensiero va verso i due prossimi appuntamenti di Monza per l’ELMS e del Bahrain per il WEC, entrambi a rischio. A Monza tutto da vedere se vi sarà o meno accesso, ancorchè limitato, al pubblico, mentre per l’ultima tappa della season 8, se è vero che le vetture verranno spedite già in settimana via mare verso lo sceiccato, si dovrà fare la conta di team e piloti. Con la maggior parte dei titoli già assegnati o in contention fra compagni di squadra (solo la GTE-Am presenta un duello aperto fra l’Aston Martin del TF Sport e la Ferrari “Bretone” di AF Corse) il rischio che la gara, ricordiamo coincidente ora con la 12 Ore di Sebring, venga cancellata è ahimè tangibile.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

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