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WEC – Le Mans, Finale: Threepeat della Toyota #8!

La Toyota doveva vincere quest’ultima edizione della 24 Ore di Le Mans con la LM P1 quale classe regina, e così è successo. Non essendoci più Fernando Alonso però, a differenza degli ultimi due successi forse in parte pilotati, la vittoria poteva essere facilmente della #7 di Mike Conway, Josè Maria Lopez e del polesitter Kamui Kobayashi, invece ancora una volta la sfortuna si è accanita su questo equipaggio quel tanto che bastava per lasciare la vettura gemella al comando, con Kazuki Nakajima e Sebastien Buemi al threepeat e Brendon Hartley al secondo successo assoluto nella classica della Sarthe con due marchi diversi.

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Le Rebellion hanno fatto ciò che potevano, resistendo eroicamente praticamente senza accusare problemi fino all’ultima ora. Nel finale, forse la stanchezza ha giocato un brutto scherzo a Louis Deletraz, che prima ha mancato la propria piazzola, poi ha lasciato tutti col fiato sospeso per un lungo ad Indianapolis che ha consegnato anche il gradino basso del podio al costruttore nipponico, con Norman Nato, Gustavo Menezes e Bruno Senna ad aggiudicarsi la piazza d’onore.

La ByKolles, unica altra LM P1 al via, dopo un avvio dignitoso è poi scomparsa per un problema al cambio per poi chiudere praticamente la gara a seguito del distacco dell’ala posteriore, lasciando il deb di lusso Bruno Spengler lungo le barriere intorno a Tertre Rouge.

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Nelle altre classi è stata battaglia senza esclusione di colpi. Filipe Albuquerque alla sua ottava partecipazione riesce finalmente ad ottenere non solo il primo podio ma addirittura il primo successo con United Autosports, insieme a Paul di Resta e Phil Hanson. Il portoghese, vero assopigliatutto dell’endurance 2020, alla sesta vittoria su sei partecipazioni nell’anno tra ELMS e WEC, ha prima dominato le fasi iniziali, per poi cedere alla vettura di Jota Sport dell’amico/rivale Antonio Felix da Costa, coadiuvato come sempre da Anthony Davidson e Roberto Gonzalez.

Il duello, dopo che la seconda entry del team di Zak Brown è sparita dalle posizioni di vertice, si è protratto praticamente per tutta la gara, con l’Oreca gommata Goodyear tornata ad inseguire. Il colpo di scena del doppio splash per entrami i contender nei minuti finali ha regalato ancora un po’ di suspence a questa combattutissima categoria. Sempre nelle fasi finali, la rottura di una sospensione ed il conseguente dritto ad Indianapolis di Jean-Eric Vergne hanno regalato il terzo posto al debutto al Panis Racing e a Nico Jamin, Julien Canal e Mathieu Vaxivière.

Fuori dai giochi nell’ultima ora anche l’Oreca del SO24-Has by Graff di James Allen, out alle curve Porsche, che ha richiamato in pista per la terza ed ultima volta le vetture di servizio.

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Ottima prestazione per la Dallara del Cetilar Racing dei nostri portacolori Giorgio Sernagiotto, Andrea Belicchi e Roberto Lacorte, quattordicesimi assoluti e decimi di categoria, nonché – va sottolineato – primi delle non-Oreca al termine di una gara praticamente senza sbavature. Menzione speciale infine, in negativo, per il Jackie Chan DC Racing, squalificato a gara aperta per aver “commissionato” ad un membro del team un utensile per risolvere una situazione di stallo in pista.

La safety car chiamata in causa dal Graff ha congelato invece il risultato del podio delle GTE-Pro, con Alex Lynn e l’Aston Martin #97 ad effettuare l’ultimo pitstop in regime di neutralizzazione, al contrario di James Calado e della Ferrari AF Corse #51 condivisa con Daniel Serra ed Alessandro Pier Guidi, che gli terminerà a 1’33”, mancando il clamoroso bis del 2019. A podio termina anche l’altra Aston dei capoclassifica Nicki Thiim e Marco Sorensen, qui coadiuvati da Richard Westbrook. P4 per Risi Competizione e l’equipaggio tricoleur formato da Sebastien Bourdais, Olivier Pla e Jules Gounon. Indecifrabile invece la gara delle Porsche ufficiali, penalizzate oltremodo da presunti problemi all’idroguida che però non avevano impedito a Gianmaria Bruni di conquistare la prima Hyperpole di categoria il venerdì.

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Sfortuna ancora per Davide Rigon e l’altra 488, fermatasi lungo il percorso a pochi minuti dalla bandiera a scacchi e pertanto non classificata, come altre 15 vetture sui 59 iscritti totali. Curiosamente l’unica bandiera italiana che avrebbe potuto sventolare è stata sostituita sul podio da una terza Union Jack.

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TF Sport dal canto suo al quarto tentativo si appropria del successo tra le GTE-Am grazie a Charlie Eastwood, Salih Yoluc e Johnny Adam davanti alla Porsche di Riccardo Pera, Christian Ried e Matt Campbell.

L’equipaggio del Demspey-Proton ha contenuto nel finale il ritorno della Ferrari #83 di AF Corse, che ha disposto a sua volta della Porsche #56 del Project 1 affidata nelle fasi finali al neocampione della Porsche SuperCup, Larry Ten Voorde.

Nella classifica generale del World Endurance Championship, l’equipaggio della Toyota #8 passa al comando con sette punti di vantaggio sui compagni di squadra, mentre Albuquerque e Hanson si aggiudicano con una gara di anticipo il trofeo delle LM P2. Anche in GTE-Pro, trofeo piloti nelle mani di uno dei due equipaggi Aston Martin, col “Dane Train” che prima del season finale in Bahrain, in programma il 14 novembre prossimo, vanta 157 punti contro i 142 dei vincitori odierni. La graduatoria più serrata rimane sempre quella della GTE-Am, con TF Sport che scalza di 8 punti AF Corse (148 contro 140).

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 88ma edizione della 24 Ore di Le Mans

Foto: Piero Lonardo

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