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ELMS – Esclusivo: conosciamo meglio il BHK Motorsport

Sono già diversi anni che il BHK Motorsport calca le scene dell’European Le Mans Series, cinque compreso questo per la precisione, e dal 2019 presenta un’Oreca-Gibson nella top class, la LM P2. Sin da quell’annata l’ossatura della squadra è formata da Francesco Dracone e Sergio Campana.

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Con l’occasione della 4 Ore di Le Castellet siamo riusciti finalmente a fare quattro chiacchiere assolutamente tra amici con i due driver italiani. La prima cosa che viene in mente agli appassionati è: cosa significa BHK? “Eh, è piuttosto lunga – Francesco sorride – una parte deriva dal nome della strada in cui abitavo quando mi sono trasferito a Londra, Halkin Street, cui ho aggiunto il nome del mio cane, Blue. Questo per dare il nome alla mia prima compagnia aerea, Blue Halkin. A tutte le compagnie aeree serve un terzo carattere, ed è diventato BHK, che ha poi dato anche il nome al team. La licenza inglese deriva dalla mia residenza.”

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Il team però è eterogeneo. “La base era inglese, il nostro primo capomeccanico Roy, che poi è passato al WEC, era appunto inglese e ci aveva portato i suoi uomini di fiducia. Ora abbiamo integrato con ragazzi principalmente spagnoli e portoghesi. Abbiamo anche la nostra mascotte, Uwe, un ex-meccanico di rally degli anni ’80, quindi un ragazzotto non proprio di primo pelo, che dopo cinque anni non abbiamo ancora capito se è belga o tedesco.”

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Parliamo un po’ di risultati. Dopo tutti questi anni, la line-up si è assolutamente consolidata tra voi due. L’annunciato Farfus peró adesso è in Giappone e qui c’è ancora Pommer… “Guarda, l’avventura con Farfus purtroppo è già finita prima di cominciare per problemi legati all’iscrizione la seconda vettura, una LM P3. Purtroppo per una serie di motivi non tutti legati allo sport siamo andati oltre i termini e quest’anno non c’è stato modo, ma vedremo il prossimo anno, anche senza l’aiuto del pilota brasiliano, con cui non abbiamo più rapporti, perchè teniamo molto anche al progetto LM P3.”

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Oltre a correre, sappiamo che Sergio è un imprenditore vinicolo di primissima qualità, tu invece? “Io sono stato un pilota di aeroplani per dieci anni, e dopo la pandemia mi occupo solo del team, anche se in realtà devo dire che alla mia tenera età (ho quasi 39 anni) mi dedico ad un evento sportivo di enduro abbastanza particolare, la Moto Vigna, una cavalcata in moto che richiede due pieni di carburante. Ne abbiamo già fatte due assieme.”

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Questo mi porta a chiedervi, visto che noi italiani non ci tratteniamo a tavola, come gestite la forma fisica. “L’azienda agricola – risponde Sergio – mi impegna molto anche fisicamente, ma tutte le sere vado in palestra e guido anche i go-kart.”

Tra l’altro insieme a Francesco e Sergio, una gradita sorpresa nella forma di una vecchia conoscenza, Andrea Belicchi, qui in ruolo di coach. Parla il sempre vulcanico Francesco: “Andrea per me è sempre stato un riferimento in pista, ma recentemente ho avuto la possibilità di capire il ruolo di una figura professionale innovativa, quale motivatore, supervisore, consulente della squadra quale è appunto Andrea.”

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Sergio, qualche altro impegno in pista quest’anno? “Continuo sempre a collaborare con Dallara, da quando ho vinto il campionato italiano di F3 (nel 2011-ndr), con dei test in pista per loro, ma è difficile conciliare anche ulteriori attività”.

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Infine, una curiosità personale: come sei riuscito ad inserirti nell’IndyCar nel 2015. “Sicuramente il Dale Coyne Racing era la squadra, diciamo cosí, meno di riferimento della serie e, dopo aver collaborato col Conquest anni prima, mi sono messo d’accordo per un test (a Sebring) col DCR. Il test andò bene e alla fine abbiamo fatto cinque gare. Fra alti e bassi ho fatto la mia esperienza, da ultimo italiano finora in IndyCar.”

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L’appuntamento per la 4 Ore di Le Castellet domani dalle ore 11. Purtroppo per il BHK, Francesco dovrebbe essere ai box per un problema alla schiena.

Intervista raccolta da Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

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