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WEC – La situazione dopo Le Mans

I punteggi doppi di Le Mans hanno modificato sensibilmente le classifiche del World Endurance Championship 2021.

Va subito detto che per una volta non vi è stata alcuna penalizzazione o squalifica post-gara durante le verifiche tecniche eseguite nella giornata del lunedi, per cui sono stati confermati i risultati della pista; ricordiamoci però che i punteggi vengono attribuiti solo alle vetture iscritte alla serie mondiale.

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Nella categoria regina, la doppietta Toyota con la seconda vittoria stagionale della #7, porta Mike Conway, Kamui Kobayashi e Josè Maria Lopez davanti ai compagni di squadra con 120 punti contro 111. Con 63 punti ancora potenzialmente in palio nelle due gare del Bahrain però, l’Alpine non è ancora potenzialmente tagliata fuori dalla lotta per il titolo, a quota 90 dopo il bel terzo posto di Lapierre e soci.

La dirigenza Alpine ha peraltro chiesto alla FIA e all’ACO di poter mantenere in gara la A480-Gibson LM P1 anche per la prossima stagione, in attesa delle decisioni del gruppo Renault sulla futura Hypercar, che dovrebbero comunque essere rese note entro la fine dell’anno.

Dopo la bella prestazione al debutto sulla Sarthe, speriamo di vedere almeno una Glickenhaus in Bahrain…

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Nelle classifiche che più riguardano da vicino i colori italiani, vale a dire quelle delle GT, James Calado e Alessandro Pier Guidi passano gloriosamente al comando tra i piloti con 124 punti contro i 112 derivanti dal secondo posto (terzo in gara dietro la Corvette #63) di Kevin Estre e Neel Jani.

Ben distanziati e con flebili speranze di titolo Gianmaria Bruni e Richard Lietz a quota 75, mentre il secondo sfortunatissimo equipaggio Ferrari composto da Miguel Molina a Daniel Serra deve già abbandonare ogni sogno di gloria. Mentre il differenziale tra le due 488 GTE Evo di AF Corse puó essere attribuito in gran parte alla sfortuna sulla Sarthe, pare che il problema della Porsche #91 risieda – secondo quanto recepito da  alcune “gole profonde” – nella scarsa competitività della vettura rispetto alla gemella. Vedremo se la casa di Stoccarda riuscirà a porre rimedio e a garantire ai due veterani un mezzo ugualmente all’altezza.

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Alessio Rovera, Nicklas Nielsen e Francois Perrodo invece, senza quel problema ad inizio gara in Portogallo starebbero già festeggiando il titolo fra le GTE-Am per AF Corse. Con 36,5 punti di gap, Ben Keating, Felipe Fraga e Dylan Pereira hanno limitato i danni con un bel secondo posto dopo le prove sfortunate di Portimao e Monza, ma chi ha più da dolersi dal risultato di Le Mans è sicuramente Cetilar Racing.

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L’owner/patron/deus ex machina del progetto, Roberto Lacorte, ha postato via social un accorato report che si conclude in sostanza con un mea culpa per il contatto che ha posto fine alla gara dell’equipaggio nostrano; purtroppo l’occasione, viste anche le prestazioni in pista della Ferrari #47 e dei suoi piloti, era ghiotta, e lo zero in casella va a vanificare, dopo il passo falso di Monza, lo splendido inizio di stagione, riducendo le speranze di titolo al lumicino.

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Tra le LM P2 invece, la vittoria della WRT “giusta” (cioè quella che corre nel WEC) riporta in quota Robin Frijns, Ferdinand von Habsburg e Charles Milesi per il titolo di categoria, piazzandoli al secondo posto ad un solo punto di distacco (89 contro 88) da Sean Gelael, Stoffel Vandoorne e Tom Blomqvist sulla Jota #28 che, attenzione, fin qui non hanno mai vinto una gara.

L’equipaggio della Jota di punta invece, dopo l’errore di inizio gara, ha potuto recuperare sino a siglare il quarto posto (ottavi al traguardo dietro tante vetture dell’ELMS) che li lascia assolutamente in contention, a -8 dai compagni di squadra.

Speranze ancora vivissime anche per Phil Hanson, in solitario a quota 76, e anche per i passisti dell’Inter-Europol, Alex Brundle e Kuba Smiechowski, a 67 punti.

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Filipe Albuquerque, campione in carica insieme ad Hanson della categoria, tornerà anche il prossimo anno a vestire i colori di United Autosports, che schiererà due vetture full-time WEC. Da parte nostra sarà un piacere poter rivedere il simpaticissimo e disponibilissimo pilota portoghese anche da questa parte dell’Oceano.

Da segnalare che l’Oreca dei “quasi vincitori” Robert Kubica, Yifei Ye e Jean-Louis Deletraz il lunedí delle verifiche si è accesa al primo colpo; imputato della defaillance all’ultimo giro in stile Nakajima, dopo che i primi indizi si erano rivolti verso un sensore dell’acceleratore, un banale corto circuito. Nel serbatoio sono stati trovati inoltre ben 20 litri di carburante che avrebbero permesso agevolmente al driver cinese di transitare sotto la bandiera a scacchi.

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Nella nuova categoria LM P2 Pro/Am, Juan Pablo Montoya sta spianando la strada al rampollo Sebastian (che in futuro dovrebbe vestire i colori di DragonSpeed), e con la prima sospirata vittoria ha portato l’equipaggio dell’Oreca #21 composto anche dal vulcanico  Henrik Hedman e da Ben Hanley al top con 110 punti contro i 104 di Frits van Eerd ed i 101 di Esteban Garcia e Norman Nato del Realteam.

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Particolare menzione all’equipaggio dell’Oreca dell’Association SRT41 di Frédéric Sausset, che dopo il primo exploit del 2016, ha concluso ancora una volta la gara, ancorchè con 37 giri di distacco. Ricordiamo che insieme a Mathieu Lahaye hanno condiviso l’abitacolo i diversamente abili Takuma Aoki e Nigel Bailly, cui va tutta la nostra ammirazione.

Una nota particolare, in negativo, va infine alla stampa italiana che ha seguito questa 24 Ore, che si è trasformata in 48 ore per Ansa e Sky, è stata vinta da John Elkann per Autosprint, ed è stata persa all’ultimo giro da Robert Kubica per Il Giornale. Una sola domanda: PERCHÉ?

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 89ma 24 ore di Le Mans

Foto: Piero Lonardo

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LMC – Muehlner Motorsports flag to flag in gara 2 della Road to Le Mans. Porsche corsara in GT3

La seconda manche della Road to Le Mans si è corsa come da copione quale antipasto della 24 Ore, nella mattinata di sabato.

Dalla pole position Moritz Kranz, sfortunato protagonista di gara 1, parte ugualmente a razzo, questa volta dalla pole position, con la Duqueine del Muehlner Motorsports davanti all’altra Duqueine del DKR di Jean Glorieux e alle due Ligier del Cool Racing di Antoine Doquin e Mathieu de Barbuat.

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Tra le GT3, Rory Penttinen conduce con la Ferrari Iron Lynx su Nico Leutwiler e la Porsche del PZOberer Zürichsee by TFT, che a sua volta ha avuto la meglio su Ahmad al Harthy e l’Aston Martin dell’Oman Racing, che però riprende presto la posizione alle spalle della 488.

Già nel primo giro la bagarre toglie dai contender le vetture del Cool Racing: foratura per la #37 e contatto più dietro per la #69 di Maurice Smith, terzo in gara 1, con l’altra Ligier del Motorsport98 di Eric de Doncker; quest’ultima ha la peggio e chiama in causa una prima slow zone, mentre al barbuto statunitense viene assegnato un drive-through.

Anche i vincitori del giovedí del Nielsen Racing assaggiano le barriere, cosí come la seconda entry del DKR alla chicane Dunlop. Entrambe possono ripartire ancorchè attardate, mentre Thorsten Kratz del WTM powered by Phoenix ha la meglio su de Barbuat per la terza piazza assoluta.

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Si arriva cosí al pit obbligatorio, con la Vantage coi colori dell’emirato al comando delle GT3, ma un testacoda relega Michael Dinan in fondo al gruppo, con Logan Sargeant, subentrato a Penttinen, al comando sulla Porsche #2, ora nelle mani di Julien Andlauer.

Per l’assoluta la Duqueine #21 di Ugo de Wilde conduce con un margine di assoluta tranquillità su Nicolas Kruetten, il quale ha ereditato la seconda piazza dopo il forfait della vettura di punta del DKR dello specialista Laurents Hörr, e si procederà cosí sino al traguardo, dove de Wilde arriverà con 11” di vantaggio. Terza piazza, dopo un drive-through assegnato al WTM, per l’RLR MSport di Mike Benham e Malthe Jakobsen.

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Finale thrilling invece tra le GT3, con Andlauer a superare all’ultimo giro alla chicane Michelin Sargeant, grazie al “velo” di due LM P3. Il gradino basso del podio va all’Audi del WRT di Chris Weertz e Jean-Louis Deletraz.

In classifica generale, a due gare dal termine, l’accoppiata del Nielsen Racing formata da Tony Wells e Colin Noble, a secco in gara 2, continua a condurre con 63 punti, ma a 9 lunghezze si affaccia l’equipaggio del Rinaldi Racing, che termina in P4 alla bandiera a scacchi ma porta a casa ancora 9 punti e scavalca a sua volta i portacolori di United Autosports, Scott Andrews e Gerry Kraut, autori di una gara sfortunata.

Tra le GT3, con la vittoria odierna, Leutwiler allunga con 71 punti seguito dal teammate Andlauer (ricordiamo che al Paul Ricard la Porsche #2 fu guidata da Wolf Henzler) con 56; in terza posizione emerge Doriane Pin con la Ferrari delle Iron Dames a -19, uno in più di Sargeant, che ha sostituito i nostri Rino Mastronardi e Paolo Ruberti, impegnati nella 24 Ore, fermi a quota 45.

Prossimo appuntamento con la Michelin Le Mans Cup a Spa-Francorchamps il 18 settembre prima del gran finale di Portimao.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo di Gara 2

Foto: Piero Lonardo

Cadillac-LMDh

USCC/WEC – Ecco la Cadillac LMDh, senza ala, per Le Mans!

All’indomani di una splendida 24 ore di Le Mans dove la Corvette ha svolto un ruolo da protagonista in GTE-Pro, ecco l’atteso annuncio di Cadillac sullo sviluppo della LMDh.

Il costruttore statunitense affiderà lo sviluppo del suo nuovo prototipo ancora una volta a Dallara, già protagonisti insieme tra le DPi nel WeatherTech SportsCar Championship, e si aggiunge quindi ai nomi già confermati nella categoria, vale a dire Audi, Porsche, BMW ed Acura.

La nuova Cadillac farà la sua apparizione, come le altre concorrenti, nel 2023, e verrà portata in pista da due teams: Action Express Racing e Chip Ganassi Racing su due scenari differenti: IMSA e WEC, Le Mans quindi compresa, anche se ancora non si conosce l’eventuale suddivisione dei programmi tra le due squadre, così come anche la composizione dei piloti.

Il team Ganassi comunque ha già svolto di recente un test a Road America per valutare future candidature per la prossima stagione, che si correrà ancora con la DPi V.R, in previsione del 2023. Ad attendere questi test, piloti giovani e di sicuro appeal quali Earl Bamber, Alex Lynn ed Oliver Askew.

Curiosità, nel render diffuso dal costruttore, la vettura non fa uso di ala posteriore, similmente a quanto presentato da Peugeot nella sua 9X8 Hypercar.

Piero Lonardo

Foto: IMSA

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WEC – Toyota sbanca Le Mans. Ferrari strepitosa in GT. WRT manca la doppietta in LM P2

Toyota sbanca la 89ma edizione della 24 Ore di Le Mans, la prima della nuova era Hypercar, con un uno-due. Tutto come da previsioni insomma, anche se lo svolgimento del tema ha avuto qualche sbavatura che, dopo praticamente due anni di preparazione e centinaia di ore di test in pista, magari non erano state considerate in precedenza, ma questa è Le Mans, e l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

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Dietro la prima, sospirata vittoria di Josè Maria Lopez, Mike Conway e Kamui Kobayashi, il più veloce dell’era moderna qui sulla Sarthe, ci sono stati i problemi patiti dalla vettura gemella, in primis il contatto al via con la Glickenhaus che avrebbe potuto cambiare la storia di questa gara, infine con una serie di problemi al cambio che però hanno solamente incrementato il distacco fra le due GR010-Hybrid, che in queste 24 ore sembravano avere ancora qualcosa da spendere.

A podio la Reb… ehm l’Alpine A480-Gibson, a 4 giri come la migliore delle Glickenhaus, la #708 di Pipo Derani, Franck Mailleux ed Olivier Pla, mentre la seconda chiude la top five a sette tornate dal leader.

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Una bella prova quella delle bellissime SCG 007 LMH, dall’aspetto cosí tanto smaccatamente retrò quanto le Toyota sembrano moderne. Entrambe al traguardo e nello stesso range dei costosissimi prototipi giapponesi. Speriamo, grazie al risultato odierno, di poterle rivedere anche in Bahrain, magari con un BoP che possa rendere realmente livellato il confronto fra le tre diverse vetture.

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Alessandro Pier Guidi e James Calado ci hanno preso gusto e hanno conquistato la loro seconda Le Mans in GTE-Pro insieme al neoacquisto Côme Ledogar con la Ferrari AF Corse #51. Le due 488 GTE Evo non hanno avuto rivali sul passo gara, in qualunque condizione atmosferica, e solo un problema tecnico ha impedito una sacrosanta doppietta.

Indipendentemente dalle pastoie del BoP, modificato all’ultimo momento per rallentare le GT del Cavallino, solo la Corvette ha rappresentato una valida alternativa. La C8.R di Jordan Taylor, Antonio Garcia –  entrambi già trionfatori qui – e Nicky Catsburg ha evitato tutte le sfortune calamitate invece dalla #64.

Podio faticato per la Porsche, mai realmente in contention, con la #92 ricostruita dopo il crash in Hyperpole di Kevin Estre dopo che le due 911 RSR-19 private hanno reso l’anima anticipatamente e che l’altra ufficiale si è ritrovata nel finale senza freni alle Ford.

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L’altra impresa tricolore del giorno è quella in GTE-Am dell’altra 488 di Alessio Rovera, Nicklas Nielsen e Francois Perrodo. Passati al comando già nelle prime fasi di gara, hanno mantenuto, anche nei turni del gentleman, un vantaggio di rispetto nei confronti della concorrenza, che nel frattempo cadeva come mosche. Un equipaggio ben equilibrato con un punto di forza forse inizialmente poco atteso in Rovera, che alla sua prima Le Mans ha dimostrato di non temere il confronto con i driver più esperti e smaliziati.

Solo l’Aston Martin del TF Sport dello stakanovista Ben Keating, Felipe Fraga e Dylan Pereira ha provato a tenere il ritmo, guadagnando di tanto in tanto la testa della categoria grazie alla strategia sfalsata. Il trionfo Ferrari si completa col terzo posto della #80 di Iron Lynx con Rino Matsronardi, Matteo Cressoni e Callum Ilott, che a sua volta precede l’altra vettura del team.

Un grande rimpianto per il Cetilar Racing, protagonista delle qualifiche e delle prime fasi di gara; i piloti ci credevano molto (e facevano bene), ma sarà per la prossima volta perchè il combo azzurro si è dimostrato ancora una volta di tutto rispetto dopo aver giubilato la Dallara LM P2.

_PL56321Come dicevamo nel precedente aggiornamento, a Le Mans non c’è nulla di scontato, ed il colpo di scena finale questa volta ha toccato la categoria cadetta, con l’Oreca #41 del WRT a replicare il dramma Toyota del 2016. La vettura gemella, la #31 di Ferdinand Habsburg, Charles Milesi e Robin Frijns a lungo in testa, accusava nel corso della 23ma ora problemi agli airjack che impedivano un corretto svolgimento dei pitstop.

Ciononostante era comunque l’altra Oreca del team di Robert Kubica, Jean-Louis Deletraz e Yifei Ye a prendere la leadership. Purtroppo peró all’ultimo giro prima dalla bandiera a scacchi quest’ultimo procedeva lento sul circuito e, similmente a quanto accaduto cinque anni or sono a Nakajima, non veniva nemmeno classificato per non aver tagliato il traguardo. Si saprà poi che la defaillance è stata causata dal malfunzionamento di un banale sensore dell’acceleratore .

Dietro i vincitori per soli 727 millesimi finisce la Jota di Sean Gelael, Stoffel Vandoorne e Tom Blomqvist, che a sua volta va a precedere la “art-car” del Panis Racing di Julien Canal, Will Stevens e James Allen. Aldilà dell’indubbio merito dei vincitori, pronti a quanto pare ad ereditare una Audi LMDh nel futuro prossimo, anche in questa categoria si è trattato di una gara ad eliminazione con alcune situazioni al limite dell’amatoriale che abbiamo già raccontato negli svolgimenti parziali della gara.

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Nella nuova categoria P2 Pro/Am infine successo per il DragonSpeed di Henrik Hedman, Ben Hanley e Juan Pablo Montoya sul Racing Team Nederland ed il Realteam. Considerate le numerose uscite di strada da parte dell’equipaggio olandese, forse un premio un po’ troppo esagerato.

Il World Endurance Championship tornerà a fine ottobre col doppio appuntamento in Bahrain; nel frattempo, terrà banco l’European Le Mans Series con gli ultimi due round di Spa-Francorchamps e Portimao.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 89ma 24 ore di Le Mans

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Verdetti già assegnati a 3 ore dal termine? Difficilmente a Le Mans

A 3 ore dalla bandiera a scacchi tutti i verdetti sembrano già assegnati alla 24 ore di Le Mans, ma sappiamo che può ancora succedere di tutto, anche se dall’equazione, almeno secondo le ultime previsioni, sembra escluso un meteo sfavorevole.

Davanti le due Toyota procedono di buon passo, con la #8 davanti di un giro sulla #7, ora nelle mani rispettivamente di Mike Conway e Brendon Hartley. Come di consueto, dovrebbero essere i due driver giapponesi, Kamui Kobaayashi e Kazuki Nakajima ad occuparsi dello stint finale.

La lotta per il gradino basso del podio sembra pure assegnata a vantaggio dell’Alpine sulla Glickenhaus meglio piazzata, distanziate rispettivamente di 4 e 5 giri dal battistrada.

Tra le LM P2, le due Oreca del WRT proseguono la marcia di avvicinamento al traguardo, con Jota che si è definitivamente separata in pista dalla vettura del Panis Racing. Quale quarta forza emerge l’entry di Inter-Europol, ancorchè distanziata a sua volta di 3 tornate dall’Oreca #31, che ora conduce con Ferdinand Habsburg.

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Solo nelle due categorie GT il distacco fra i primi due non si misura in numero di giri. James Calado nelle GTE-Pro punta al bis del 2019 dopo una breve sosta tecnica della Ferrari #51 nel corso della 19ma ora, sosta resa più tranquilla dal vantaggio precedentemenrte accumulato sulla Corvette #63.

La lotta per completare il podio invece sembra un affare delle due Porsche ufficiali, che hanno ingaggiato anche in queste fasi un duello interno svoltosi a favore della #92, vale a dire l’esemplare di 911 RSR-19 completamente ricostruito sopo il botto di Kevin Estre nella Hyperpole.

In GTE-Am il gioco dei pit al momento premia l’Aston Martin del TF Sport, che con Ben Keating ha effettuato una discreta rimonta nei confronti di Francois Perrodo e della Ferrari #83 di AF Corse, dominatrice di gran parte di gara. Al momento son circa 12” che separano Alessio Rovera, subentrato a Perrodo sulla 488 color argento, dopo aver effettuato la 21ma sosta.

A seguire le altre due Ferrari di Iron Lynx col sempre più sorprendente deb Callum Ilott e Raffaele Giammaria.

La conta delle “vittime” si aggiorna con l’Oreca LM P2 del Risi Competizione, rientrata ai box col motore fumante e perdite di liquido. Problemi anche per l’altra Oreca del PR1/Mathiasen, cosí come per la Ferrari iscritta in GTE-Am dal Rinaldi Racing, insabbiata – guardacaso – alla Dunlop.

 

_PL54442Da segnalare anche la spettacolare uscita di strada di Giedo van der Garde a Tertre Rouge all’inizio della 21ma ora, che sostanzialmente mette la parola fine, dopo le diverse uscite da parte di Frits van Eerd, sulle velleità di successo tra le P2 Pro/AM del Racing Team Nederland, subcategoria che vede al comando il DragonSpeed con un giro di vantaggio sul Realteam.

Piero Lonardo

La classifica dopo la ventunesima ora di gara

 

 

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Breve singhiozzo Toyota. Una sola Ferrari contro Corvette ed Aston nelle classi GT

Dopo un’alba nascosta dalle nuvole sul Circuit de la Sarthe è apparsa una foschia che fortunatamente non ha inficiato la gara, anzi ora splende un piacevole sole e non è prevista alcuna attività temporalesca sino alla bandiera a scacchi.

Alcuni team di primo piano hanno utilizzato la prima mattinata per risolvere i danni emersi in precedenza: è il caso della Ferrari, che ha speso oltre mezz’ora per riparare i danni alla sospensione posteriore sinistra della 488 GTE Evo #52, cosí come United Autosports ha risolto i problemi all’alternatore che hanno tolto Filipe Albuquerque e c. dalla lotta per la vittoria nelle LM P2.

In questa categoria Tom Blomqvist, dopo una penalità di ben 90” di Stop&Go assegnata per non aver rispettato l’accodamento alla corretta safety car in una delle neutralizzazioni della serata, ha rimontato sino a portarsi alle spalle e poi passare l’Oreca del Panis Racing per la terza posizione di categoria con la Jota #28 dietro le due infaticabili vetture del WRT, sempre con la #31 di provenienza WEC davanti alla #41 dell’equipaggio ELMS che comprende anche Robert Kubica.

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Davanti invece la Glickenhaus di Olivier Pla è ora nel giro dell’Alpine e i due si scambiano la P3 assoluta nei rispettivi pistop. Le due Toyota proseguono a buon ritmo, ma ancora una volta la #8 a rallentare al termine della 18ma ora, come ad inizio gara, per poi ripartire, presumibilmente dopo un reset elettronico. Unica differenza, in questa occasione non vi è stato alcun intervento esterno, ed inizia ad affiorare una certa preoccupazione al box Toyota.

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AF Corse continua a dominare con le sue Ferrari nelle due categorie GT, ora nelle mani di Côme Ledogar e Nicklas Nielsen. In entrambi i casi il vantaggio sugli inseguitori più prossimi, vale a dire ancora la Corvette #63 e l’Aston Martin #33, ammonta ad oltre 1’.

Purtroppo per il team di Amato Ferrari, una foratura all’anteriore destra della 488 #52 ha praticamente posto la parola fine alle velleità di Bird, Molina e Serra, come dicevamo già fortemente attardati.

Fuori definitivamente dai giochi – ai tre quarti di gara – anche la seconda Porsche privata di Hub Auto, polesitter in GTE-Pro, immobile alla chicane Dunlop, mentre la seconda Corvette, bersagliata dalla sfortuna, rientra ai box per una verifica all’alternatore dopo aver câmbiato il diffusore nella prima parte di gara e sistemato la frizione durante la notte.

Piero Lonardo

La classifica dopo la diciottesima ora di gara

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Alpine torna a podio. Ferrari perde un pezzo tra le Pro ma domina in GTE-Am

La notte a Le Mans può essere foriera di grandi eventi oppure trascorrere tranquilla; ovviamente tutto ció è relativo nelle gare dei 62 concorrenti, ne sanno qualcosa i team e gli equipaggi, non necessariamente di punta, che durante la notte hanno sostenuto problemi che ne hanno compromesso la gara.

Quest’anno in effetti si è assistito ad una serie di uscite di strada forse maggiore rispetto alle scorse edizioni, che non si sono fermate certamente quando il sole è calato e la temperatura si è fatta più fresca, nonostante si tratti di metà agosto.

A farne le spese per prima l’Aurus #25, che sbatte all’inizio della nona ora con Rui Andrade e dice addio alla competizione; a seguire la Ferrari Spirit of Race ferma in pista con Matt Griffin. Nel corso della decima ora dicono addio alla competizione le altre due 488 del JMW, vittima di una foratura e poi definitivamente ko lungo la pista, imitata poco dopo dall’esemplare di Car Guy, a lungo nella top three di categoria, arrestatasi a Tertre Rouge.

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Sempre a Tertre Rouge l’Oreca LM P2 del RealTeam si ritrova senza potenza, forse vittima di un contatto con la vettura del Panis Racing, ma riesce a proseguire, cosi come Jan Magnussen, che dopo un intervento ai box col cambiamento del muso può sopravvivere alla botta procurata dall’Aurus di Roman Rusinov.

A dieci ore dalla bandiera a scacchi sono ancora 49 le vetture in gara, dal cui totale non fanno più parte nemmeno la Porsche del WeatherTech Racing cosí come la superstite del Project 1, entrambe ai box per problemi tecnici terminali. Rallentamenti non meglio noti anche per la Ferrari di Inception Racing che per l’Oreca #22 vincitrice nel 2020 di United Autosports, richiamata ai box.

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Davanti la lotta si è accesa per il terzo posto, con l’Alpine a recuperare la posizione sulla Glickenhaus #708 e poi sull’Oreca LM P2 di Robin Frijns dopo la disavventura di Mathieu Vaxivière. Le due Toyota procedono apparentemente senza problemi, salvo un lungo della #7 che ci ha regalato una parvenza di lotta interna, risolta con il consueto sorpasso “guidato” da parte di Josè Maria Lopez nei confronti di Brendon Hartley.

I giri di vantaggio sui diretti inseguitori sono saliti a quattro – aggiungiamo noi – ricavati in scioltezza. A -5 le migliori LM P2, ancora una volta le due Oreca del WRT, inseguite a loro volta dal Panis Racing.

In GTE-Pro, la Corvette #63, nonostante una penalità di 10″ si era infilata stabilmente fra le due Ferrari, con la #51 sempre al comando, ma proprio allo scadere della quattordicesima ora la vettura di Miguel Molina è stata richiamata per una lunga sosta ai box; ne ha approfittato la Porsche #92, che ora completa il podio provvisorio.

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Continua infine la splendida gara di Alessio Rovera sulla 488 GTE Evo #83, che ora vanta un giro di vantaggio sulla Aston Martin del TF Sport e sull’altra Ferrari di Iron Lynx della stellina FDA, Callum Ilott, mentre ci si avvia ad un altro momento topico della 24 Ore, l’alba.

Piero Lonardo

La classifica dopo la quattordicesima ora di gara

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Alpine perde terreno, ora è Glickenhaus ad inseguire. Cetilar ko

Le due Toyota sembrano procedere senza particolari impedimenti, tanto più che nel corso dell’ottava ora anche l’Alpine ha avuto un ulteriore problema dopo quello iniziale, con Mathieu Vaxivière nella sabbia alla seconda chicane.

La A480-Gibson, che fortunatamente non ha toccato le barriere, deve quindi cedere la terza piazza alla meglio piazzata delle Glickenhaus, la #708 di Pipo Derani, a 2 giri, mentre Josè Maria Lopez e la GR010-Hybrid #7 mantiene un cuscino di oltre 1’30” su Kazuki Nakajima.

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La gara delle LM P2 si sovrappone a quelle delle SCG 007 LMH, e ora vede protagoniste le due Oreca del WRT, che procedono in coppia con Ferdinand Habsburg e Louis Deletraz. Terza forza della categoria Fabio Scherer sulla vettura #22 di United Autosports.

Il team angloamericano è stato protagonista di un episodio con le altre due vetture, che si sono scontrate fra loro alla Dunlop. Ad averne la peggio la #32 di Manuel Maldonado.

Un altro incidente curioso avvenuto per il breve ritorno della pioggia durante la quinta ora di gara, quello che ha coinvolto la Ligier dell’Eurasia di Tom Cloet e l’Oreca del Richard Mille Racing di Sophia Flörsch, che è stata centrata a velocità ridotta ed ha dovuto abbandonare la gara. L’Oreca dell’equipaggio tutto al femminile era stata toccata in precedenza dall’Aurus #26 del G-Drive di Franco Colapinto, che ha perso terreno dai primi.

Infiamma sempre la lotta in GTE-Pro, categoria finalmente ben frequentata dopo i duelli tra orazi e curiazi, due contro due, tra Ferrari e Porsche nelle prime gare stagionali. Le Corvette solo un fattore in questa gara, cosí come lo sono state le altre due Porsche private.

A parità di strategie sono comunque sempre le due Ferrari a condurre con la #51 ora davanti alla #52, anche per colpa di un malinteso con l’altra 488 di Inception Racing, culminato con un contatto ed un testacoda sincronizzato alle Ford. La Corvette #63 dal canto suo, si riporta puntualmente al comando nelle soste delle Rosse.

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Ferrari al top anche iun GTE-Am grazie alla #83 di AF Corse di Alessio Rovera, che vanta 33” di vantaggio sull’altra 488 di Iron Lynx, la #60 della promessa Callum Ilott. Il leader provvisorio Felipe Fraga con l’Aston del TF Sport è stato malcapitato protagonista/spettatore dell’incidente occorso alla Porsche del Project 1 di Egidio Perfetti, nelle barriere della prima chicane, forse per un problema tecnico, freni o gomma.

Oltre alla Porsche #46, anche la Ferrari Cetilar ha dovuto affrontare uno stop inaspettato dopo che le prime fasi di gara l’avevano vista protagonista assoluta. Roberto Lacorte, dopo una prima uscita alla prima chicane, è stato buttato fuori a Tertre Rouge dalla Porsche Hub Auto di Maxime Martin, a sua volta in lotta per la posizione anche con la Corvette di Alexander Sims. La Ferrari azzurra è stata portata ai box sul carro attrezzi e non dovrebbe riprendere la corsa.

Piero Lonardo

La classifica dopo l’ottava ora di gara

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Toyota in controllo. LM P2 ad un giro ad un sesto di gara

Le due Toyota hanno ripreso un passo continuo e a dopo 4 ore conducono a Le Mans distanziate fra loro di circa 10”. Terza forza sempre l’Alpine che, a parità di soste, mantiene ancora lo stesso giro del battistrada.

La vera sorpresa viene dalle LM P2, che continuano ad essere la quarta forza della gara, con un solo giro di distacco dalle prime Hypercar, dato che le due Glickenhaus procedono in P9 e P13, pure con un giro di svantaggio. Dopo 4 ore sono ben 12 le vetture racchiuse in questa tornata.

La categoria ha visto un repentino cambio della guardia nel corso della terza ora di gara, con il leader Jota Sport ferma nella ghiaia alla Chicane Dunlop con Anthony Davidson alla guida, forse per pista scivolosa, dato che pochi minuti prima era stata l’Oreca dell’Association SRT41 a finire nelle vicine protezioni.

Largo quindi a Franco Colapinto e Job van Uitert, al volante delle vetture di G-Drive e Racing Team Nederland, i quali ingaggiano una furiosa battaglia che viene fermata solo dal furioso scroscio che si abbatte sul circuito.

Le carte si rimescolano ancora all’inizio della quarta ora, grazie al violento crash dell’Aston Martin di Marcos Gomes ad Indianapolis, che chiama in causa la Safety Car.

La neutralizzazione per permettere il riassetto delle protezioni perdura per oltre mezz’ora, e allo scadere dei 240’ di gara, è Tom Blomqvist con la seconda Oreca Jota ad ereditare la leadership della categoria, quarto assoluto davanti a Wayne Boyd con la migliore delle entry di United Autosports e alla vettura del Panis Racing, che a sua volta precede i duellanti di poco prima.

In GTE-Pro, le due Ferrari paiono dominare in scioltezza, e l’unico duello da segnalare è stato quello interno fra Alessandro Pier Guidi e Daniel Serra. Il driver cremonese ora conduce su Sam Bird, sostituto ricordiamo dell’infortunato Davide Rigon, con la Corvette di Jordan Taylor quale terza forza.

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Tra le AM, Nicklas Nielsen ha ceduto il volante a Francois Perrodo, che a parità di soste mantiene un decente cuscino di 7” su Ben Keating e l’Aston Martin di TF Sport. A seguire le altre due 488 GTE Evo di  Scott Andrews e Giorgio Sernagiotto per Kessel Racing e Cetilar Racing.

Piero Lonardo

La classifica dopo la quarta ora di gara

Foto: Piero Lonardo

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WEC – Partenza thriller a Le Mans. Ferrari uno-due in GTE-Pro. Fuoco infiamma tra le Am

Difficile immaginare una sceneggiatura più fantasiosa con cosí pochi (5) protagonisti nella categoria top alla 89ma edizione della 24 Ore di Le Mans. Un’ora circa prima della partenza, nonostante le previsioni meteo favorevoli, una pioggia debole ha iniziato a cadeere sul Circuit de la Sarthe.

Le precipitazioni sono diventate via via più fitte, per smettere ad immediato ridosso della green flag, agitata da John Elkann. Prima come anticipato su queste pagine, parata Alpine alla presenza di Fernando Alonso ed Esteban Ocon, e l’immancabile giro dimostrativo della MissionH24, prototipo a idrogeno.

Ormai peró la frittata era fatta e le vetture sono partite accodandosi alla safety car – moda ormai trsistemente in auge – per 3 giri prima di prendere effettivamente il via in corsa libera. All’allontanarsi di Yannick Dalmas succedeva un po’ di tutto, con la Glickenhaus #708 di Olivier Pla a toccarsi con la Toyota di Sebastien Buemi, mentre l’altra GR010-Hybrid di Mike Conway teneva la prima piazza conquistata con la pole.

Ma i problemi per Buemi non erano terminati perchè il campione in carica WEC rimaneva in panne a Mulsanne, e doveva ripartire in fondo al gruppo. Non bastasse, anche l’Alpine di Nicolas Lapierre si girava ad Indianapolis e perdeva la posizione in favore delle due Glickenhaus, ad inseguire la Toyota di testa.

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Antonio Felix da Costa manteneva la leadership tra le LM P2, mentre la Porsche di Hub Auto, polesitter in GTE-Pro, aveva un contrattempo e cedeva il comando alla Ferrari AF Corse di James Calado. In GTE-Am, un Antonio Fuoco scatenato portava la Ferrari Cetilar al comando.

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Le pista però andava asciugandosi e le prime soste ai box, unite alla rimonta di Buemi, autore fin qui del miglior giro con 3.27.966, insieme a quella di Lapierre e alla penalità assegnata alla Glickenhaus di Pla, ripristinavano uno scenario più simile alle aspettative con le due Toyota davati all’Alpine, tutte nello stesso giro.

Dietro Da Costa, stabile P4 assoluto, si facevano largo Nick de Vries con l’Aurus del G-Drive, Giedo van der Garde del Racing Team Nederland e Will Stevens con la “art car” dalla livrea simil-legno del Panis Racing.

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Dopo un breve interludio Corvette, le due Ferrari hanno preso il dominio della GTE-Pro, con Daniel Serra davanti ad Alessandro Pier Guidi, mentre in testa alla GTE-Am ora c’è Nicklas Nielsen con la 488 AF Corse dopo il cambio pilota tra Julien Andlauer, il quale aveva ripreso il comando acquisito con la pole position, e Dominique Bastien, che oggi diventa recordman per la maggiore età al via.

Piero Lonardo

La classifica dopo la seconda ora di gara

Foto: Piero Lonardo