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WEC/USCC – Regalo di Natale da Audi: ritorno con una LMDh nel 2023!

Con nella testa ancora le immagini drammatiche, seppure fortunatamente a lieto fine, dell’incidente di Grosjean a Sakhir, Audi ha deciso di fare agli appassionati del motorsport e dell’endurance in particolare un sontuoso regalo di Natale.

Julius Seebach, neo-capo delle attività sportive della casa dei quattro cerchi, come primo atto dal suo insediamento al posto di Dieter Gass, ha infatti modificato radicalmente il programma per le prossime stagioni, annunciando il ritorno alle competizioni di durata seguendola formula delle LMDh a partire dal 2023.

A farne le spese la Formula E, alla fine del 2021, dopo sei stagioni dell’impegno col ABT Sportsline ha comunque fruttato 12 vittorie su 69 gare disputate, compreso il titolo 2017-2018 conquistato con Lucas di Grassi, e l’ormai giubilato DTM.

La tanto auspicata convergenza tra le due serie mediante la nuova piattaforma LMDh, varata ad inizio 2020 di concerto tra l’ACO, l’Automobile Club de l’Ouest, patrocinatore del WEC e della 24 Ore di Le Mans, e l’IMSA, garante del WeatherTech SportsCar Championship, ha attirato le attenzioni del costruttore tedesco, uscito dalla serie mondiale FIA a fine 2016 come conseguenza del famoso “Dieselgate”.

Ora la conferma ufficiale, con Audi che nel giro di due anni si affiancherà a Toyota e Peugeot nella massima serie endurance, a Le Mans, e sicuramente nelle più prestigiose gare americane, quali la Rolex 24 at Daytona, la 12 Ore di Sebring e la Petit Le Mans.

Insieme al programma endurance, Seebach ha dato il via anche al programma Dakar, in questo caso a partire dall’edizione 2022.

Ricordiamo che Audi ha collezionato la bellezza di 13 vittorie quasi consecutive nella classica della Sarthe, dal 2000 al 2014, intervallate solo dal successo del programma parallelo Bentley nel 2003 e dall’unica vittoria della Peugeot 908 nel 2009.

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L’entrata in campo di Audi non può non porre ovviamente dei quesiti di ordine pratico sul futuro delle Hypercar, formula a cui Toyota ha aderito sin dall’origine, ma che ha visto fin qui un effort di rilievo solo da parte del costruttore nipponico, che ha già iniziato a svolgere i primi test in pista, oltre che della Scuderia Cameron Glickenhaus, con un altro OEM del calibro di Aston Martin a gettare la spugna appena dopo i primi collaudi in pista della sua Valkyrie.

Si profilano quindi almeno un paio di stagioni di estrema transizione, in cui il World Endurance Championship, una volta risolti i problemi di ordine pratico legati alla pandemia, dovrà cercare di fare quadrato con quel che passa il convento in tema di massime categorie prototipi (LMH, LM P1) e GTE-Pro.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo, Toyota

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USCC – Cresce l’attenzione per Daytona, le LM P2 e le GTD

Eurasia Motorsport è l’ultima squadra in ordine di tempo ad essersi iscritta alla prossima Rolex 24 at Daytona. Il team battente bandiera filippina rinnoverà la partnership col Rick Ware Racing, e schiererà una delle sue Ligier JS P2 LM P2 nel season opener del WeatherTech SportsCar Championship per Cody Ware

Il Rick Ware Racing, in quanto campione in carica nella LM P2 Am dell’Asian Le Mans Series, era atteso ricordiamo al debutto alla 24 Ore di Le Mans con una Riley LM P2, effort che è stato poi ritirato con largo anticipo dalla lista degli iscritti.

D’altro canto il programma di Eurasia Motorsport, che riporterebbe quindi nuovamente una sfida tra tre costruttori diversi nella classica della Florida, grazie alla Dallara del Cetilar Racing, potrebbe proseguire con la stessa vettura anche per il resto della serie endurance a stelle strisce.

Il crescente interesse per le LM P2 potrebbe portare anche, secondo alcuni media americani, anche il K2R, neocampioni nella Prototype Challenge con Matt Bel e Naveen Rao. La squadra del Nevada potrebbe schierare una Oreca 07 per Steven Thomas, protagonista nel campionato cadetto IMSA e vincitore della speciale graduatoria dei piloti bronze, obiettivo Le Mans ed il WEC nel 2022.

Ma c’è fermento anche nelle altre classi. Si fa ad esempio il nome di Kevin Magnussen quale possibile scelta del Team Ganassi per il ritorno nella classe regina con una Cadillac DPi V.R. L’ex driver del Team Haas F1, stante la carenza di sedili nella massima formula, potrebbe optare per seguire le orme paterne operando full-time negli States. La vettura da utilizzare si è appreso sarà quella schierata nel corso del 2019 dallo Juncos Racing.

Sempre tra le DPi, pare quasi fatta per Loic Duval, al JDC-Miller. Il vincitore di Le Mans 2013, il quale ha già svolto il ruolo di terzo pilota nelle gare lunghe della Michelin Endurance Cup, ritroverebbe Tristan Vautier, che col team del Minnesota si laureò campione nel 2011 nella Star Mazda, e che quest’anno ha sostituito in corsa Joao Barbosa sulla Cadillac #5 coi colori del Mustang Sampling.

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Aria di rinnovamento infine anche tra le GTD, dove l’AIM Autosport ha reso noto in settimana il divorzio dal Team Vasser Sullivan. Il team ha schierato le due Lexus RC F GT3 ufficiali, conquistando cinque vittorie complessive ed il titolo della Sprint Cup nella stagione appena conclusa.

Divorzio anche fra il Magnus Racing ed il GRT Grasser, responsabile della gestione in pista della Lamborghini Huracàn #44. La squadra austriaca dovrebbe ritornare per tutta la stagione, mentre John Potter potrebbe essere uno dei fortunati ad acquisire una delle Acura NSX GT3.

In lizza per prendere il posto del Meyer Shank Racing, che ha gestito con successo il programma negli ultimi quattro anni, conquistando i titoli di categoria nel 2019 e nel 2020, oltre al Gradient Racing, che ritornerebbe per la stagione ventura, anche il Compass Racing, che abbandonerebbe così la McLaren 720S GT3 schierata nell’ultimo biennio, e forse anche l’Archangel Motorsports, protagonista nella Michelin Pilot Challenge con Porsche ed Aston Martin.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo, AIM Autosport

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WEC – Anticipata la Journée Test della prossima 24 Ore di Le Mans

L’ACO, Automobile Club de l’Ouest, patrocinatore tra l’altro della 24 Ore di Le Mans, ha reso noto nella giornata di lunedì il calendario delle attività 2021 del circuito della Sarthe.

Balza immediatamente all’occhio che i test collettivi obbligatori dell’89ma edizione della 24 Ore, la cosiddetta Journée Test, si svolgeranno la settimana antecedente, domenica 6 giugno 2021, alla gara, schedulata per il 12-13 giugno.

Si tratta di una modifica sostanziale al calendario dell’evento, che si allinea ad altre manifestazioni similari, rendendo sicuramente più fruibile a pubblico ed addetti ai lavori anche questa intera giornata dedicata alla messa a punto delle vetture.

Normalmente i test collettivi si svolgevano due settimane prima della gara, mentre il weekend precedente era dedicato alle verifiche tecniche pubbliche, il cosiddetto Pesage. Quest’anno, allo scopo di ridurre tempi e costi durante la pandemia, la giornata di test è stata cancellata, mentre le verifiche tecniche si sono svolte in forma privata, direttamente sul circuito. Al momento non si conosce ancora se il Pesage tornerà nel 2021 e in che formato.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

WTR2021

USCC – Ufficiale: Albuquerque al WTR. Rinforzi di lusso per le gare lunghe

Confermata poco fa la line-up del Wayne Taylor Racing, con Filipe Albuquerque insieme al campione in carica del WeatherTech SportsCar Championship, Ricky Taylor, sull’Acura DPi #10 per tutto il 2021.

Per Albuquerque, reduce da una stagione carica di successi coronata dai titoli WEC ed ELMS tra le LM P2, più la prestigiosa vittoria di categoria alla 24 Ore di Le Mans, tutti con l’Oreca di United Autosports, si tratta di un ritorno full-time nella serie IMSA, dove nel biennio 2018-2019 ha guidato la Cadillac dell’Action Express/Mustang Sampling.

Nel 2020 il portoghese ha svolto invece il ruolo di terzo pilota negli appuntamenti della Michelin Endurance Cup, esclusa Sebring, sempre con Action Express.

Per le gare lunghe, il WTR avrà a disposizione altri due piloti che hanno già guidato le ARX05, nientemeno che due vincitori della Indy 500, Helio Castroneves, vale a dire l’altro campione in carica della serie, ed Alexander Rossi.

Cresce frattanto l’attenzione nella LM P2 per la prossima Rolex 24 at Daytona, ed altri due team hanno reso noto di aver depositato l’iscrizione al sason opener statunitense: si tratta di High Class Racing ed ERA Motorsport, entrambi con una Oreca 07.

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Se per il team danese non si conosce ancora la line-up, il team di Indianapolis, nell’immagine a Daytona 2019, schiererà invece nientemeno che il due volte campione ELMS Paul-Loup Chatin e l’esperto Ryan Dalziel al fianco del team owner, Kyle Tilley, e di Shawn Merriman.

Quest’ultimo rientrerà in pista dopo l’incidente sostenuto nelle prove libere di Le Mans, nello sforzo sostenuto tecnicamente da IDEC Sport, di cui Chatin da due anni è pilota titolare nella serie europea, e con cui ha trionfato nel 2019. Dalziel dal canto suo ha disputato una stagione parziale con Starworks conclusasi pochi giorni fa a Sebring.

Nei giorni scorsi l’IMSA ha diffuso inoltre li regolamento sportivo della prossima stagione, che inizierà proprio a fine gennaio a Daytona. Nessuno sconvolgimento rispetto a quanto già anticipato quest’estate dal CEO, John Doonan, con l’aggiunta delle LM P3, che fungeranno da quinta classe, la nuova struttura di punteggio, che comprenderà anche le qualifiche, che come noto verranno modificate per le GTD, con i gentlemen a disputarsi la pole position ed i Pro a spartirsi i punti in due momenti separati.

Anche per le LM P3 infine, come già in uso per le LM P2, saranno i piloti bronze ranked (o i silver under 30) a giocarsi le qualifiche, i quali saranno incaricati anche di prendere il via, pena la penalizzazione di 5’ di Stop&Hold in gara.

Piero Lonardo

Foto: WTR, Era Motorsport

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WEC – Montoya full-season con DragonSpeed!

DragonSpeed ha annunciato poco fa con un tweet il suo ritorno nel World Endurance Championship con nientemeno che Juan Pablo Montoya al fianco di Henrik Hedman e Ben Hanley con una Oreca LM P2.

Il team di Elton Julian è già stato protagonista nella “Super-Season” 20218-2019 della serie mondiale schierando due vetture, una BR1 LM P1 a motore Gibson ed una Oreca LM P2, con la quale Anthony Davidson, Pastor Maldonado e Roberto Gonzalez si sono aggiudicati la 6 ore di Spa-Francorchamps 2019.

Per Montoya si profila invece il ritorno a Le Mans dopo l’esperienza del 2018 con United Autosports, coronata col terzo posto finale in LM P2, settimo assoluto, dopo le squalifiche a G-Drive e TDS, ed il ritiro di quest’anno, proprio con DragonSpeed.

L’impegno di DragonSpeed nel WEC si affianca al programma nell’European Le Mans Series, dove è protagonista dal 2016 ed ha supportato dal punto di vista tecnico l’anno successivo lo sforzo vincente del G-Drive, e alla Rolex 24 at Daytona, dove a gennaio tenterà di centrare il terzo successo consecutivo tra le LM P2.

Piero Lonardo

Foto: Piero Lonardo

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USCC – Torna Ganassi con Cadillac. Cameron firma per MSR. Grossi piani per Proton, a partire da Daytona

Si sono conclusi da meno di 48 ore la 12 Ore di Sebring ed il campionato 2020, che il mercato del WeatherTech SportsCar Championship è già in fermento.

Forse a causa della pandemia, che ha costretto un po’ tutti a diradare i momenti di incontro reale, che già a partire da domenica si sono avute conferme e forti indiscrezioni sulla griglia di partenza della prossima stagione.

A partire dal Team Ganassi, che tornerà dopo 7 anni a calcare le piste dell’endurance americana, dando virtualmente il cambio ai grandi rivali di sempre del Team Penske. Per il CGR, sette volte campione nelle serie IMSA, una Cadillac DPi full-season con piloti ancora da confermare, anche se il sei volte campione IndyCar Scott Dixon farà sicuramente parte della line-up per le gare lunghe, a partire da Daytona.

A Daytona, come già riportato su queste pagine, farà il suo debutto nella serie anche la Dallara LM P2 del Cetilar Racing, sempre con l’ausilio tecnico di AF Corse, con pare Antonio Fuoco quale quarto pilota. Sappiamo che al vaglio dell’equipe tricolore inizialmente c’era la partecipazione all’intera 36 ore della Florida, ma l’attuale concomitanza nello stesso weekend di Sebring col rinnovato impegno nel WEC rende assai improbabile che la Dallara #47 si schieri anche alla 12 Ore di Sebring IMSA il prossimo marzo.

In Florida ritroveremo inoltre il DragonSpeed. La squadra diretta da Elton Julian  tenterà il threepeat in LM P2 a Daytona dopo le vittorie del 2019 e del 2020, con un effort costruito intorno ad Eric Lux, che l’anno prossimo ritornerà ad avere lo status di bronze ranked driver.

Cameron

Tornando alle DPi, reso noto in Dane Cameron il secondo pilota full season nel Meyer Shank Racing. Il due volte campione della serie, grazie ai buoni uffici Honda affiancherà Olivier Pla sulla ARX05 del team dell’Ohio. Nessuna ufficialità ancora invece sull’ingaggio di Filipe Albuquerque in seno al Wayne Taylor Racing sulla seconda Acura DPi, dove dovrebbe raggiungere il neotitolato Ricky Taylor.

Action Express, oltre a schierare nuovamente la Cadillac #31 in partnership col Whelen Racing per Felipe Nasr, Pipo Derani, più Mike Conway nelle gare lunghe della Endurance Cup, potrebbe tornare a schierare una seconda vettura. Questo almeno secondo un noto media USA, che ipotizza una seconda Cadillac  nientemeno che per Jimmie Johnson, che porterebbe in dote lo storico #48, Simon Pagenaud e Kamui Kobayashi. Da vedere se il nuovo impegno di JJ con Ganassi in IndyCar non porti invece il sette volte campione NASCAR verso la DPi V.R dello stesso team.

Ricordiamo che Mazda ridurrà il proprio impegno ad una sola vettura per Harry Tincknell ed Oliver Jarvis, mentre il JDC-Miller dovrebbe proseguire con il Mustang Sampling, anche se la star Sebastien Bourdais dovrebbe tornare al ruolo già svolto in AXR di rinforzo per le gare lunghe.

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Novità anche fra le GT. Le due Porsche ex-CORE Autosport vincitrici sabato sera in GTLM risultano essere state acquistate da Christian Ried, che ha intenzione di schierarne almeno una alla prossima Rolex 24 at Daytona. Al team owner, che ha peraltro acquistato ben quattro nuove 911 RSR-19 da schierare tra WEC ed ELMS, per ora l’unico sedile sicuro della entry, ma siamo pronti a scommettere sulla presenza in abitacolo dell’attore-pilota Michael Fassbender.

Piero Lonardo

Foto: IndyCar, MSR, Porsche

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USCC – A Sebring tra i due litiganti gode Mazda (e Porsche)

Mazda conquista una storica vittoria alla 68ma Mobil 1 12 Hours of Sebring, atto finale del WeatherTech SportsCar Championship 2020. Alla kermesse della Florida, per la prima volta posizionata a novembre causa pandemia, Acura e Cadillac si erano presentati con i favori del pronostico, dominando le sessioni di libere e le qualifiche; poi però lo svolgimento della gara ha dato un finale diverso, che poteva assumere i toni di un trionfo totale con doppietta se un pneumatico della RT24-P #77 non fosse stato di differente avviso.

Le DPi derivate dai telai Oreca e Dallara se le sono suonate di santa ragione per 10 ore, e queste lotte hanno lasciato il segno sulle varie vetture. Dopo aver perso i pezzi pregiati, rappresentati della Acura capoclassifica di Helio Castroneves e Ricky Taylor e dalla DPi V.R del WTR dalla lotta al vertice già nella prima metà di gara, l’onere della battaglia sembrava dovesse essere appannaggio della Acura dei campioni uscenti Juan Pablo Montoya e Dane Cameron, qui coadiuvati da Simon Pagenaud, e dalle Cadillac di Action Express e JDC-Miller.

Pipo Derani, che ad un certo punto si era ritrovato campione 2020, ha ingaggiato un duello senza esclusione di colpi con Montoya, arrivando a farlo girare dopo però una chiusura non propriamente corretta da parte del colombiano. Tutto ok per la direzione gara, che in questa seconda parte di gara è stata tanto precisa quanto poco lo è stato nella prima, ma i danni alla Cadillac #31 si sono fatti sentire presto, costringendo Derani ad una sosta extra per sistemare lo sterzo nel corso della decima ora.

Sorte simile è toccata anche a Sebastien Bourdais, qui in versione furia scatenata, attardato da problemi al cambio. Largo quindi alle due Mazda, che con Oliver Jarvis ed Harry Tincknell, futuri portacolori dell’effort singolo della casa giapponese nel 2021, sembravano involarsi verso una clamorosa doppietta.

A mezz’ora dalla fine però il pneumatico posteriore sinistro della #77 cedeva, costringendo Jarvis ad una sosta extra, mentre la direzione gara raggruppava le vetture per la nona volta nella giornata per raccogliere i detriti seminati intorno alla mitica Turn 10. Il forcing finale di Cameron non produceva però i frutti sperati, e Harry Tincknell, Jonathan Bomarito e Ryan Hunter-Reay andavano a cogliere la prima vittoria stagionale sul palcoscenico più prestigioso, lasciando a 10” Cameron, che resisteva eroicamente all’ultimo assalto di Jarvis.

Acura6N

Il secondo posto finale della Acura #6 significa anche titolo costruttori, che fa il paio con quello piloti di Castroneves e Ricky Taylor, ottavi al traguardo a 7 giri dietro le quattro Cadillac di JDC-Miller (2), Action Express e WTR.

Ribaltone finale anche fra le GT, con Lawson Aschenbach che all’ultimo restart con la Mercedes del Riley Motorsports, forse anche per un problema di freni, andava a fare carambola sui due leader di categoria, Connor de Philippi con la BMW #24 e Jeff Westphal con la Ferrari di Scuderia Corsa.

Porsches

Immediata la reazione dei commissari con un sacrosanto drive-through alla AMG GT3, ma ormai la frittata era stata fatta, e curiosamente sono state le Porsche ad approfittare della situazione in entrambe le categorie, con una doppietta delle vetture ufficiali, qui all’ultima apparizione, in GTLM, ed il successo del Wright Motorsports in GTD.

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Per Nick Tandy e Fred Makowiecki si tratta della terza vittoria di fila sulla pista della Florida, questa volta insieme ed Earl Namber, a precedere la #912 condotta da Laurens Vanthoor, Neel Jani e dallo stesso Bamber. Gara da dimenticare invece per i neocampioni di Corvette, che similmente a quanto accaduto 10 mesi or sono a Daytona nel giorno del debutto delle C8.R, hanno visto entrambe le macchine cedere per problemi tecnici.

Porsche_wrightDietro la Porsche 911 GT3 R di Patrick Long, Ryan Hardwick e Jan Heylen invece si piazzano la Aston Martin di Darren Turner, Roman de Angelis e Ian James e la Acura NSX GT3 di Mario Farnbacher, Matthew McMurry e Shinya Michimi. I primi due con questo piazzamento si aggiudicano il titolo di categoria.

Alle spalle della vettura del Meyer Shank Racing, che il prossimo anno ricordiamo salirà tra le DPi con la ARX05, la Ferrari di Scuderia Corsa di Alessandro Balzan, Cooper MacNeal e Jeff Westphal, in odore di GTLM nel 2021.

 

PR1

Tra le LM P2 infine, marcia solitaria dell’Oreca del PR1 Mathiasen di Patrick Kelly, già titolato piloti, Simon Trummer e Scott Huffaker, che regala due ed otto giri di svantaggio rispettivamente alle entry di Starworks e Performance Tech.

E’ tutto anche per la serie IMSA e per l’endurance in generale nel 2020. Ci si ritroverà, COVID permettendo ovviamente, a fine gennaio per la Rolex 24 at Daytona.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 68ma 12 Ore di Sebring

Foto: Porsche, IMSA, Michelin, Mazda, Penske

Start

USCC – Prima metà di gara ad eliminazione a Sebring

La scorpacciata di motorsport del weekend continua con l’endurance americana del WeatherTech SportsCar Championship. Nella prima metà di gara della Mobil 1 12 Hours of Sebring, per la prima volta a novembre causa della pandemia, è successo un po’ di tutto.

Protagonista, probabilmente eccessiva, la direzione gara, che oltre ad assestare penalità come piovesse, ha dichiarato infatti nelle prime 6 ore di gara la bellezza di sette neutralizzazioni, nessuna delle quali fortunatamente ha riguardato incidenti gravi. Ma andiamo per gradi.

Allo start, dichiarato  dalla leggenda Mario Andretti, scatta bene dalla pole position conquistata ieri il capoclassifica Ricky Taylor, portandosi dietro il title contender Renger van der Zande. La manovra al via della Cadillac #10 viene però considerata scorretta, in quanto il pilota del WTR avrebbe cambiato traiettoria (van der Zande in effetti era andato particolarmente largo nel chiudere curva 1) prima della linea di start.

Inizia così una gara ad inseguire da parte del WTR, gara che però perde dopo appena 40’ il leader, che si ferma ai box con la sua Acura in evidente carenza di potenza. La sosta necessaria per sostituire l’intercooler nella fiancata di sinistra dalla ARX #7 dura circa 10 giri e la pone dead last in classifica generale.

Frattanto la leadership della GTLM era passata dalla Corvette capolista di Antonio Garcia alla BMW di Connor de Philippi, mentre il comando della LM P2 e delle GTD era saldamente nel comando dei polesitter di PR1 Mathiasen e Wright Motorsport.

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Davanti ora è l’altra Acura di Juan Pablo Montoya a prendere le redini della gara, nonostante un super Sebastien Bourdais, che con la Cadillac #5 si piazza alle calcagna del campione uscente.

Il secondo colpo di scena allo scadere della terza ora, allorquando la Corvette di Oliver Gavin, giustamente celebrato con uno striscione sul rettilineo principale in occasione della sua ultima gara da titolare, perde liquido nell’insidiosissima curva finale, la 17.

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Con Gavin fermo ai box, sono però ben quattro vetture a pagarne le conseguenze, tutte GTD: le due Lexus, che nel frattempo erano passate a condurre la classifica di categoria, l’Audi dell’Hardpoint – che il prossimo anno passerà ad una partnership con Earl Bamber e Porsche – e la 911 GT3 R del Wright Motorsport, scivolata nelle retrovie per problemi di guidabilità.

Ad avere la peggio le due RC F GT3, in lotta per il titolo di categoria, con la #12 fortemente attardata e la #14 costretta addirittura al ritiro.

Le neutralizzazioni (nel frattempo ce n’era stata anche un’altra per il contatto tra John Farano ed il muretto all’uscita di curva 17) hanno riportato frattanto la nera Cadillac al comando con Ryan Briscoe ora al volante, così come Earl Bamber, costretto al doppio impegno su entrambe le Porsche GTLM, e la Aston Martin di Darren Turner in GTD, entrambe ad approfittare della situazione.

Non si deve attendere molto per la quarta Full Course Yellow, che arriva allo scadere della quarta ora grazie a Kuba Smiechowski, fuori, indovinate un po’, in curva 17, e permette al WTR, grazie ad una strategia attendista, di raccogliere i primi punti odierni della Michelin Endurance Cup e laurearsi così campioni di questo trofeo dedicato alle gare “lunghe” a corsa non ancora conclusa.

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Al termine della quinta ora il dramma per la squadra di Wayne Taylor, con Scott Dixon che viene buttato platealmente fuori dalla Mazda di Oliver Jarvis in curva 10 spargendo detriti dal posteriore della sua Cadillac. Il driver Mazda non viene nemmeno sanzionato, mentre la DPi V.R è costretta ai box per una lunga riparazione.

Davanti a tutti ora incredibilmente c’è Pipo Derani, che col risultato del momento porterebbe a casa anche il titolo assoluto nonostante i ben 10 punti di svantaggio sull’equipaggio della Acura #7 e i 7 sull’accoppiata del WTR.

Nel frattempo si fa vedere anche Alessandro Balzan, che con l’unica Ferrari in gara di Scuderia Corsa, si porta al comando delle GTD.

Nelle due ore successive, un altro paio di neutralizzazioni piuttosto veniali per la cartellonistica portata in pista da una Lamborghini e per la toccata, senza particolari conseguenze, fra la Corvette di Nicky Catsburg e l’Oreca del neocampione LM P2 Patrick Kelly. Manco a farlo apposta nel caso la penalità va a quest’ultima.

PMR

Grazie ad un opportuno overcut, dopo sei ore di gara c’è Matheus Leist al comando con la Cadillac #85 del JDC-Miller davanti a Montoya e Bourdais, che si apprestano ad un’altra puntata del duello delle prime fasi di gara.

In GTLM Nick Tandy con la Porsche #911 conduce sulle due BMW mentre in GTD è il momento della Lamborghini del Paul Miller Racing, che con Corey Lewis è balzata avanti alla Porsche Wright, ora di nuovo con Jan Heylen al volante, e alla Ferrari di Jeff Westphal. In LM P2 infine, sono già tre i giri di vantaggio del PR1 Mathiasen sulla concorrenza.

Piero Lonardo

La classifica dopo sei ore di gara

Foto: IMSA, WTR, Paul Miller Racing

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WEC – Finalmente gloria anche per la Toyota #7. AF Corse, titolo in GTE-Am nel disastro Aston Martin

Ci sono voluti oltre tre anni per assistere al successo della Toyota TS050-Hybrid #7. Nella stagione più lunga di sempre del motorismo, iniziata nientemeno che ad agosto 2019 a Silverstone, Mike Conway, Josè Maria Lopez e Kamui Kobayashi possono finalmente raccogliere il risultato tangibile del loro sforzo con la vittoria della 8 Ore del Bahrain, che comporta anche il titolo nel World Endurance Championship.

Inutile rivangare su presunti giochi di squadra fatti per favorire la star Alonso nei primi due anni di vita della TS050-Hybrid, in cui Toyota sostanzialmente non ha avuto rivali, né tantomeno sulla sfortuna all’ultima 24 Ore di Le Mans, che aveva comportato la leadership degli amici-rivali Kazuki Nakajima, Sebastien Buemi e Bendon Hartley: il gradino alto del podio ora, grazie forse anche ad un regolamento che finalmente ha dato una parvenza di reale equivalenza fra il potente costruttore e le LM P1 private, è tutto per loro, alla quarta vittoria stagionale.

Bravi anche nell’endurance committee FIA a permettere una lotta corretta fino all’ultima gara nella categoria top prototipi (Rebellion, ma anche Rotenberg, uscito sbattendo la porta dal campionato, possono solo mangiarsi le mani), che grazie al punteggio maggiorato per le gare più lunghe ha permesso il sorpasso in classifica generale. E bravi anche agli organizzatori del WEC che nonostante l’emergenza COVID sono riusciti a chiudere il campionato, anche se forse quest’ultima trasferta mediorientale si poteva evitare.

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Tra le LM P2, con il titolo già assegnato ad United Autosports, si è assisto ad un duello senza esclusione di colpi in casa Goodyear che alla fine ha premiato l’Oreca #38 del Jackie Chan DC Racing. Costretto ad inseguire dopo l’ultimo pit, Gabriel Aubry ha tentato il tutto per tutto a 9’ dalla bandiera a scacchi e, sfruttando il “velo” della Ferrari #54, ha avuto la meglio su Antonio Felix da Costa.

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A chiudere il podio Nicky de Vries con la vettura del Racing Team Nederland, mentre la Dallara Cetilar dopo una sosta eterna ai box per problemi (ancora) di alternatore, vero tallone d’Achille di questa vettura già in ELMS, ha concluso la sua esperienza nella serie mondiale. La Dallara #47 dovrebbe però continuare ancora a gareggiare altrove e, come nell’aria da tempo, è pronta a toccare il suolo statunitense in quel di Daytona a Gennaio, sempre con i tre moschettieri Andrea Belicchi, Roberto Lacorte e Giorgio Sernagiotto.

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In GTE è stato trionfo Porsche, con una doppietta in GTE-Pro per Michael Christensen e Kevin Estre, alla seconda vittoria stagionale dopo Spa, seguiti da Gianmaria Bruni e Richard Lietz. Il vero evento della seconda parte di gara è stata la debacle dei freni sulle Aston Martin. I titoli piloti e costruttori erano già appannaggio del marchio inglese, ma tutte e quattro le Vantage, anche le due iscritte in Am, hanno dovuto sostenere una lunga sosta per sostituire i dischi dei freni, messi a dura prova dall’abrasivo asfalto di Sakhir.

In GTE-Pro questo ha significato podio per la Ferrari di Davide Rigon e Miguel Molina – incredibilmente solo il secondo dell’anno dopo il secondo posto dello scorso dicembre proprio in Bahrain – mentre in GTE-Am ha permesso alla Ferrari #83 di Manu Collard, Francois Perrodo e Nicklas Nielsen di laurearsi campioni della categoria grazie al terzo posto finale.

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La rimonta del giovane danese, “sganciato” nelle fasi finali della gara, è stata strepitosa ed ha fruttato il secondo posto dietro la Porsche del Project 1 di Larry Ten Voorde (secondo successo qui su due gare per il giovane olandese neocampione della SuperCup), Egidio Perfetti e Joerg Bergmeister e davanti all’altra 911 del Dempsey-Proton di Marco Holzer, Jaxon Evans e Khaled al Qubaisi. Senza l’assurdo drive-through comminato già nella prima ora per track limits forse si sarebbe potuto trasformare anche in qualcosa di più, ma va bene così, grazie al nono posto del TF Sport, che qui era giunta col match point sulla racchetta.

Menzione d’onore per le altre due 488 di Spirit of Race, quarta classificata, e Red River Sport, protagoniste di una gara d’attacco, e per la Porsche del Gulf Racing, trascinata da Ben Barker e dal neocampione ELMS GTE, Alessio Picariello, P5 al traguardo.

A partire da marzo 2021, pandemia permettendo, sarà la volta delle Hypercar. Il conteggio degli iscritti però sarà tutto da verificare: nella categoria regina, mentre Toyota ha già fatto girare la sua novità al Paul Ricard, si attendono segni di vita concreti da parte di Cameron Glickenhaus e ByKolles, mentre Peugeot e forse Alpine, dopo l’outing estemporaneo in LM P1 con le ex-R13 (ora A480) sappiamo essere proiettati verso il 2022, insieme alle sospirate LMDh, che dovrebbero finalmente dare nuova linfa a prezzi contenuti al mondo dei prototipi.

Tra le LM P2, United Autosports ci ha preso gusto e dopo il titolo dovrebbe raddoppiare, arriverà Inter Europol, ma difficilmente avremo il Jackie Chan e Cetilar passerà in GTE-Am. Sarà questa la classe che a meno di colpi di scena costituirà l’ossatura della Season 9, atteso che in GTE-Pro, sempre salvo imprevisti, si dovrebbero rivedere Ferrari, Aston Martin e Porsche.

Piero Lonardo

L’ordine di arrivo della 8 Ore del Bahrain

Foto: WEC, Porsche, Toyota, Oreca

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WEC – Toyota in controllo a metà gara, ma è battaglia nelle altre classi

La 8 Ore del Bahrain, atto finale della Season 8 del WEC, si sta svolgendo come da copione per le Toyota. Dopo la green flag sventolata dai due esponenti uscenti della grande famiglia del WEC il CEO Gerard Neveu, e l’addetta stampa  Fiona Miller, le due TS050-Hybrid hanno preso il largo in scioltezza.

La grande delusa di Le Mans, la #7 di Mike Conway, Kamui Kobayashi e Josè Maria Lopez ha fin qui sempre condotto su Sebastien Buemi, Brendon Hartley e Kazuli Nakajima, con un distacco che ha anche superato il minuto ma che dopo la metà gara si è notevolmente ridotto, a causa dell’intervento della safety car.

La vettura di servizio è stata chiamata in causa per i detriti lasciati dal contatto tra la Ferrari di Daniel Serra e la Porsche Project 1 di Egidio Perfetti, che ha comportato l’unica lunga sosta ai box della gara per consentire ai meccanici di AF Corse di sistemare la parte posteriore sinistra della 488 GTE Evo #51, ritenuta poi incredibilmente anche colpevole del contatto da parte della direzione gara, con uno Stop&Go + 10″.

P2s

Dietro le due TS050-Hybrid, qui alla gara di addio, è stata lotta al coltello nelle altre tre classi, a partire dalla LM P2, che inizialmente ha visto i dominio dei neocampioni di United Autosports. Per una volta però ci sono stati diversi errori da parte di crew ed equipaggio dell’Oreca #22, a partire da una lunga seconda sosta che ha comportato la perdita della leadership da parte di Phil Hanson subentrato allo starter Paul di Resta.

Hanson poi, dopo aver concretizzato una notevole rimonta, si è girato al termine della terza ora, lasciando spazio alla vettura del Jackie Chan Dc Racing di Gabriel Aubry. Alla metà gara infine, il sempre corretto Filipe Albuquerque è stato considerato reo di aver chiuso all’entrata della pitlane l’altra Oreca Jota, costringendo ora l’equipe angloamericana ad inseguire, con il Jackie Chan e l’Alpine Signatech a scambiarsi la leadership grazie alle diverse strategie.

Pros

In GTE-Pro si è invece subito profilato un dominio da parte delle due Porsche, con Kevin Estre partito dalla pole ad un certo punto raggiunto da Gianmaria Bruni sull’altra 911 RSR-19. Il pericolo maggiore alla leadership della #92, l’Aston Martin del “Dane Train”, nonchè capolista in classifica generale, è stata costretta ad una lunga sosta, 90” circa, all’inizio della quinta ora ed è ora costretta ad inseguire.

Peccato come accennato poco sopra, per la Ferrari #51, che ancora una volta stava superando le aspettative con Serra e Calado, ma che ora chiude mestamente la classifica, distanziata di tre giri dai leader.

Ma la lotta più avvincente è stata sicuramente in GTE-Am, dove le Aston Martin hanno dato spettacolo sin dallo start, con Salih Yoluc e la capolista #90 del TF Sport a superare il polesitter sulla linea di partenza Paul Dalla Lana. Il gentleman canadese tentava presto il controsorpasso, ma con esito negativo, girandosi in curva 1 e perdendo momentaneamente il contatto dal vertice.

Presto sono emerse anche le Porsche, specialmente quelle del Project 1, che con Ben Keating hanno scalato la classifica, anche con le cattive, per poi cedere nuovamente alle due Vantage, grazie alla spinta imposta dai factory driver del marchio britannico, Ross Gunn e Johnny Adam.

Ferr54

Le speranze di titolo della Ferrari AF Corse #83 sono ora assai ridotte a causa del drive-through assegnato dalla direzione gara per track limits, ma a difendere i colori del Cavallino ci hanno pensato Bonamy Grimes con la 488 del Red River Sport nelle fasi iniziali e poi Giancarlo Fisichella, che ha portato la argentea #54 di Spirit of Race al comando provvisorio della categoria.

Piero Lonardo

La classifica alla quinta ora di gara

Foto: WEC